Il corpo di Luigi fu recuperato dopo le tre di notte ponendo fine alle ansie e alla speranza.
Cercava di mantenere la calma per essere di conforto a Giuseppina. Delicatamente la strinse a sé e la condusse via, accarezzandole i capelli e sussurrandole parole di conforto tanto dolci quanto inutili. La testa gli pulsava e non riusciva a pensare a nulla.
Luigi, Luigi, Luigi.
Tutto era perduto e buio. Ogni progetto e ogni piano futuro spezzato. E lui, inspiegabilmente, si sentiva in colpa.
Ma sapeva bene che quel sentimento doveva accantonarlo e approfondirlo più avanti.
Moncalvo, tre giorni dopo.
Luigi non era stata la sola vittima della disgrazia.
Altre vite erano state strappate da quel crollo improvviso. Un paese, anzi un’intera città, era stata devastata e colpita proprio nel momento della ripresa, della speranza di un futuro migliore dopo gli anni difficili del dopoguerra.
Subito dopo il dolore, la sera stessa dei funerali, i discorsi si erano spostati ad indagare sulle cause dell’incidente e sulle responsabilità presunte dell’impresa di costruzione.
Fu proprio la sua fidanzata Caterina ad informarlo di ciò che la gente diceva. ‘Sono fuggiti tutti, quelli dell’impresa’.
Fuggiti tutti. Avevano lasciato la città. Abbandonato le case.
Anche Margherita era sparita.