UN DESTINO ROSSO BARBERA (terza parte)
Aprì piano la porta per non far rumore e svegliare i suoi genitori che solo nei giorni di festa si concedevano un breve riposo pomeridiano e forse un po’ di intimità.
Sul tavolo c’era un bicchiere di vino e un pezzo di formaggio di capra ed era un binomio a cui lui non riusciva mai a dire di no. Prese anche un pezzo di pane dalla dispensa e si concesse quell’insperato spuntino.
Tirò fuori il biglietto e lo stirò con le mani, appiattendolo sul vecchio tavolo di legno.
Aveva trascorso giornate intense, col cuore in gola, stupito dalla piega che stavano prendendo gli eventi e incapace di comprendere cosa sarebbe successo.
Anche Caterina, la ragazza che avrebbe sposato dopo la vendemmia, si era accorta di quella sua inquietudine ma era abituata ai suoi sbalzi di umore, soprattutto in quei mesi in cui il lavoro in vigna era faticoso per il caldo e stressante perché ogni cambiamento climatico portava quell’ansia che ogni vignaiolo conosce bene.
Invece il caldo e il lavoro non c’entravano.
Era Margherita che gli aveva fatto perdere l’equilibrio nel quale sempre aveva voluto vivere la sua esistenza.
Come se gli avessero tolto l’asta con cui camminava ormai da trent’anni su un esile filo posto a cento metri da terra e che faceva oscillare un po’ a destra e un po’ a sinistra, dall’alto in basso e poi ancora su per non cadere di sotto.
(continua)