Lei era apparsa all’improvviso alla Messa domenicale, accompagnata da un bell’uomo naturalmente elegante anche se vestito in modo semplice e con una strana cravatta colorata che faceva comprendere la provenienza forestiera.
Quando l’aveva vista aveva smesso di ascoltare la predica di don Francesco e aveva iniziato a guardarsi intorno nervosamente per capire se qualcun altro la avesse notata.
Era una bella ragazza, con un abitino dai colori delicati, i capelli castani lunghi e ben pettinati e un leggero trucco che faceva risaltare i suoi occhi nerissimi e profondi.
Finita la Messa, congedò velocemente Paolo, il fratello della sua fidanzata Caterina che era rimasta a casa per un fastidioso e persistente raffreddore, e cercò di seguire la sconosciuta e il suo accompagnatore per scoprire chi fossero e perché fossero in città.
Fu Luigi, il suo compagno di tante avventure vissute dai tempi della scuola, a svelargli l’arcano.
Il bell’uomo era di Belluno ed era della Ditta di Torino che doveva fare i lavori ai capannoni della fabbrica di aratri, forse il capocantiere. E lei, la ragazza dagli occhi profondi, era la sua giovane moglie.
La notizia non lo sorprese: non cambiava niente. Era sicuro che quell’incontro non fosse casuale. Aveva provato un’emozione intensa e sconosciuta quando l’aveva vista, come se l’avesse riconosciuta dopo esserne stato separato da chissà quanti anni.
Lei non aveva neanche incrociato il suo sguardo ma era convinto che avesse provato la stessa cosa.
E così, pervaso da un’eccitazione inspiegabile, si trovò a fischiettare felice mentre rincasava.